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O di Ooooopss (ovvero Tarallucci)
…è una prova
Madeleine farro e miele
Son proprio soddisfatta delle mie madeleines, con poca fatica danno molta soddisfazione, si pensi che ho sfornate quella 60ina in 2 settimane, ovviamente le ho regalate quà e là a chi non ha bisogno di far dieta (beati!).
Io ho usato la farina di farro, ma vengono benissimo anche con la solita farina bianca, solo con il farro hanno un sapore leggermente tostato ed una buona consistenza un po’ grezza sotto ai denti.
La ricetta viene dal Cavoletto, che a sua volta l’ha presa da Ester, io ho tolto gli altri aromi che proponevano, la cannella e i fiori d’arancio, perché mi sembrano un po’ di troppo, c’è già un profumo importante, il miele, che con il composto burroso della madeleines crea un’unione perfetta, profumo intenso e completo, direi da usarsi come consolativo nelle giornate no (ricordi, pane burro e miele? colazione sana per bimbi ruspanti:-) )
indispensabile, lo stampo da madeleines, il mio l’ho trovato qui per una decina di euro.
ingredienti per circa 16-18 madeleines:
2 uova
120 gr di farina
100 gr di burro
70 gr di miele (io uso quello di castagno)
30 gr di zucchero
1 cucchiaino di lievito (io uso cremor tartaro + bicarbonato)
Procedimento:
Sciogliere nel microonde il burro con il miele a potenza medio-bassa,
nel frattempo in una ciotola sbattere le uova con lo zucchero,
unire metà del burro sciolto con il miele, aggiungere la farina con il lievito ed infine il resto del burro e miele,
mescolare bene e riporre in frigorifero per 8 ore o una notte.
Preriscaldare il forno a 230°, imburrare lo stampo da madeleine se non è antiaderente, versarci un cucchiaio di composto (non troppo) ed infornare per circa 5 min, finchè la madleine non sarà dorata e ben gonfia, abbassare il calore a 180, e continuare la cottura per altri 2-3 min, le madleine dovrebbero esser ben dorate e con il bordo un po’ colorito.
Sfornare a laciar raffreddare su una gratella.
Valencia: Paella, Mercato, Tapas, Horciata, Churros, Mare…
Eccomi, son tornata;
Breve e disordinata presentazione di Valencia:
3° città spagnola, è un porto, di trova a circa 400km da Barcellona verso Alicante, quest’estate ha ospitato l’American‘s Cup, ha un clima di tipo mediterraneo – credo che i Valenciani non sappiano cosa sia l’inverno, il 3 di gennaio c’erano 17 gradi; è ricca di frutta e verdura buona tipo il nostro sud Italia (invidia!), per esempio lungo l’autostrada costiera da Tarragona a Valencia è tutto un aranceto..tantissimi alberi d’arancia, limoni, e tanti alberi in centro città, nelle aiuole, stracarichi di clementine selvatiche.
Impressione generale: non mi ha fatto impazzire come città, forse d’estate o in primavera avanzata quando si può fare un po’ di vita di mare dev‘essere tutt‘altra cosa, per il resto l’ho sentita un po’ troppo caotica e disordinata, un cantiere continuo… inoltre, ma come anche le altre città spagnole, i cani non vengono accettati da *quasi* nessuna parte, quindi noi che viaggiamo con la nostra piccola-moglie-dell’aiutante-di-babbo-natale ci siamo trovati un po’ male,
vabbè, cmq, le cose belle sono state:
La Ciutat de les Arts y les Ciències e dell’Oceanographic (foto qui sopra) non potevo non andarci, sono il simbolo di Valencia, ed infetti sono delle costruzioni spettacolari, per quanto io non ami molto tutte le opere di Calatrava, ma questa è un’altra storia e non è la sede giusta per farci polemica.
Ripeto, molto spettacolari, anche se il Palau (il teatro) mi ha fatto un’impressione un po’ freddina..
L’horchata de chufa, famosa bevanda valenciana ricavata dal tubero di una pianta parente del papiro. L’aspetto è quello di un latte, appena appena tendente al nocciola, profuma e ha un sapore che a mio parare ricorda il latte di mandorla, pur restando un qualcosa molto a sé, insomma mi è piaciuta.
Insieme all’orciata ho ordinato dei Churros, dei bastoncini soffici, fritti, vengono serviti caldi con zucchero semolato, ecco questi sono buonissimi solo se mangiati appena fatti; infatti presi da un’altra parte, ormai freddi erano immangiabili.
Io l’ho assaggiata in quella che secondo le guide è una delle più antiche orciatere, l’ Horciateria El Siglo, situata proprio attigua alla piazza della Regina;
La Paella, eh, impossibile non parlare della Paella, la versione “valenciana” prevede carne di pollo e legumi, ma chissà per quale motivo non mi ispirava, invece mi sono innamorata della paella nera, con seppie e nero di seppia, faantasticaa.
Indirizzo consigliato:
Restaurante Racò del Turia – ciscar.10 – Valencia
locale tranquillo, vini buono, sangria ottima pure quella, il personale è stato molto gentile e ci hanno fatto entrare con i cani!
Il mercato coperto di Valencia. E io qui mi volevo perdere, è un paradiso, praticamente ho riempito il carrello che mi ero portata dietro, ho comprato grandi quantità di riso, zafferano, 4 tipi di pimenton, carciofini, fave fresche, fave secche verdi, fave bianche per la paella (?mai viste?), arachidi freschi, bananine delle canarie..frutta varia; ma avrei comprato il mondo, i prezzi erano veramente bassi ed il pesce poi era bellissimo, tranci di tonno, gamberoni rossi, queste cape longhe poi…uhm, e che in hotel non mi avrebbero lasciato cucinare, sennò..
Queste sono tra le mie tapas preferite, pulpo y patatas bravas (e cervesa!) praticamente è polpo bollito, tagliato a fettine, condito con poco olio ed un pizzico di pimenton; mentre le patatas bravas, sono patate piccanti lessate e poi fritte, accompagnate con salsa aioli
uno piccolo scorcio tra il molo di Lunarossa e Cisco
e questa poi, si vedono i surfisti?
le onde erano uno spettacolo, peccato che non ci fossero temperature umane per fare il bagno, ho guardato questo mare con vero desiderio, devo essere stata una papera in una vita passata, perché quando vedo l’acqua mi ci butterei subito.
Menù all’arancia: risotto, coniglio, aspic-spuma
Trovo molto carina l’idea di creare dei piatti seguendo un tema, l’ho già fatto con la zucca per esempio, ed ora l’ho rifatto con l’arancia;
devo ammettere che l’esperimento – perché questo era, visto che non avevo mai cucinato prima questi piatti e che sono frutto di qualche -intuizione- o rimuginatura da lungo tempo, è riuscito visto che è già stato replicato 2 volte in 4 giorni senza resti nel frigo.
Tra l’altro, vorrei fare delle dediche (‘ossignur, oggi sono proprio in vena, sarà che mi son bevuta un bicchiere di Refosco e poi un’altro di Verduzzo e son solo le 2 del pomeriggio…)
sì sì delle dediche come si fa con una canzone o con un libro, e dedicare questi piatti a delle persone…innanzitutto dedico il risotto all’arancio alla Paola, primo perché è il suo compleanno, secondo perché forse mi ha fatto il più bel complimento da quando ho quest blog, cioè mi ha detto che per lei è come una droga..non riesce a staccarsi..
poi il coniglio all’arancia lo dedico ad E. e a D., che ne hanno mangiato non so quante porzioni a dir il vero, e non potevano farmi più felice;
la terza dedica, beh so io per chi è, basta perché sennò divento mielosa!
Ok, ora la smetto di scrivere e passo alle cose importanti, le ricette:
Risotto all’arancia
Ingredienti: (dosi per 4 persone circa)
Riso vialone nano, una manciata di riso a persona
la rapatura ed il succo di un’arancia
whisky per sfumare (o vino bianco)
olio d’oliva extra vergine q.b.
burro
parmigiano grattugiato
un porro di media grandezza
pepe
sale
acqua
Preparazione:
Soffriggere il porro tagliato a rondelle sottili in poco olio, quindi aggiungere la raschiatura della buccia (io ho usato il riga limoni per avere le buccette più belle) ed il riso, tostare il riso e sfumare con un bicchierino ino ino di whisky o di vino bianco, abbassare la fiamma ed aggiungere la spremuta d’arancia ed acqua calda salata q.b. (a mio avviso qui il brodo vegetale non ci sta), cuocere il risotto e alla fine mantecare con poco burro e qualche cucchiaio di parmigiano, distribuire nei piatti e spolverizzare con il pepe nero macinato al momento e qualche righetta di buccia d’arancio, aspettare una attimo e servire -a mio parere il risotto ne guadagna se lo si lascia fermo un attimino-.
Coniglio all’arancia
ingredienti(con queste dosi si fa una cena per 8):
1 coniglio da 1,5 kg circa, già pulito tagliato a pezzi
il fegato del coniglio
olio d’oliva extra vergine q.b.
buccia e succo di 2 arance
buccia e succo di 1/ limone
capperi sotto sale una manciata
due spicchi d’alio incamiciati (non togliere la buccia)
3 foglie di salvia
una manciata di farina
sale
pepe
Preparazione:
Scolare i capperi lavandoli bene ben dal sale,
scaldare l’olio in una pentola capiente e metterci i due spicchi d’alio con la buccia , le foglioline di salvia;
nel frattempo preparate un trito di capperi e delle scorzette d’arancio e limone (usare il pelapatate per le scorzette);
quando l’olio sarà ben caldo, disporre i pezzi di coniglio precedentemente infarinati ed il fegato intero e far dorare a fuoco alto da tutti i lati;
gettare sul coniglio il trito di capperi + bucce d’agrumi, versarci il succo di limone e d’arancio e il bicchiere di vino, girare bene il tutto, abbassare la fiamma e far cuocere incoperchiato a fuoco basso nel fornello medio per circa 1 ora e mezza..cmq finché la carne sarà tenera.
Il coniglio di solito qui si serve con la polenta, ma non ce la vedevo con gli agrumi, quindi ho fatto il pane, in questo caso il pane è il pane in cassetta ricetta di Sandra UTDZ – si intravede nello sfondo della foto-
Questa ricetta non è un mio frutto, ma è una ricetta datami da una zia, che a sua volta l’ha ricevuta da una signora brasiliana molti anni fa durante un viaggio in Brasile.
Aspic o Spuma all’arancia
ingredienti(con queste dosi si fa uno stampo da budino da 20 cm):
750 ml di spremuta d’arancia
raschiatura di buccia
4 uova
20 gr di colla di pesce in fogli (ho provato a farlo anche con l’agar agar, ma non è venuto 🙁 )
3 cucchiai di fruttosio o zucchero q.b.
1/ limone
Spremere le arance ed il 1/2 limone, oppure, come ho fatto io centrifugarle mettendo anche la buccia di 2 arancie (così viene un gusto tipo arancia amara), scaldare per un 1 minuto sul fuoco basso la spremuta insieme al fruttosio facendolo sciogliere;
ammollare la gelatina in acqua fredda, ed incorporarla un foglio alla volta, ben strizzato e mescolando bene alla spremuta calda.
Lascia raffreddare a temperatura ambiente (deve essere freddo, ma non di frigo sennò si sarà gelatificato troppo), quindi aggiungere i tuorli sbattuti ed infine le chiare montate a neve ferma con delicatezza, il risultato dovrà essere una massa spumosissima e ben amalgamata, distribuire negli stampini monodose o sullo stampo da budino unico, e far raffreddare per almeno 5 ore in frigo.
Servire con qualche rigatura di buccia, se lo volete più goloso, con spicchi di arance caramelleate o buccia caramellata o ancora sciroppo d’arancio.
Devo dire che quest dolce mi ha stupito, non conoscevo gli aspic (è come la bavarese, ma non prevede la base di crema inglese e la panna, ed spumoso come una mousse grazie all’aggiunta dei bianchi montati a neve) così leggero e con il sapore amaro/dolce dell’arancia a fine pasto ti dà una sensazione di leggerezza e di freschezza;
non vedo l’ora di rifarlo con altra frutta, magari con il pompelmo rosa.
Torta de naranja
Poche parole, perchè questo dolce si presenta bene da solo, peccato solo che non si possa farne sentir il profumo…posso solo dirvi che è squisito: il profumo d’arancia esce dal forno durante la cottura, e resta in casa per una giornata buona! non c’è nessun bisogno del profuma ambienti, inoltre c’avrete quadagnato un dolce che…credo vi creerà dipendenza, almeno a noi ha fatto questo effetto;
sarà che siamo legati a questa Torta de naranja non solo con la gola, ma nche con i sentimenti, perchè questo era il cavallo di battaglia di una cara amica, che ha diviso con noi la “vita quotidiana” per parecchi anni, insomma era una di famiglia, quindi rifare questo dolce è anche un bellisimo modo per ricordare i bei momenti passati assieme.
Questa amica era italo-argentina, e nel suo immigrare dall’Argentina all’Italia, si era portata dietro il suo libricino di ricette, ecco perchè la ricetta è in spagnolo.
INGREDIENTES
2 tazas y 1/2 de harina
2 cucharaditas de polvo de hornear
pizca de sal
1/2 taza de jugo de naranja
150 gramos de manteca
1 taza y 1/2 de azúcar
4 huevos
ralladura de cáscara de l naranja
almíbar de naranja
1 taza de jugo (zumo) de naranja
1/2 taza de agua
1 taza de azúcar
Batir en un bol la manteca con el azúcar hasta que quede cremosa.
Agregar luego las 4 yemas y la ralladura de naranja.
Mezclar aparte la harina con el polvo de hornear y pizca de sal. Agregar esta mezcla a la preparación de manteca alternando con el jugo de naranja.
Incorporar luego las 4 claras batidas a punto de nieve.
Colocar en molde enmantecado y llevar a horno moderado durante 45 a 50 minutos.
Preparar el almíbar calentando los ingredientes en cacerola.
Desmoldar la torta y enseguida rociar con el almíbar aún caliente.
INGREDIENTI:
2 tazze e 1/2 di farina
1 bustina di leivito (io uso 1 bustina di cremor tartaro)
pizzico di sale
1/2 tazza di spremuta di arancia
150 grami di burro
1 tazza e 1/2 di zucchero
4 uova
la buccia grattuggiata di 1 arancia (io ho usato il riga-limoni, il risultato è migliore)
Sciroppo
1 tazza di spremuta di arancia
la buccia grattuggiata di un arancia (io ho usato sempre il riga-limoni)
1/2 tazza di acqua
1 tazza di zucchero
Preparazione
Montare a crema il burro e lo zucchero,
aggiungere i tuorli e la buccia dell’arancia grattuggiata;
Mescolare assieme la farina, bustina di lievito ed il sale.
Aggiungere la farina alla crema di burro, alternando con il succo d’arance.
Aggiungere l’albume montato a neve.
Mettere in una tortiena imburrata ed infarinata ed infornare nel forno preriscaldato a 180° per 50 minuti (prova stecchino).
Nel frattempo, preparare lo sciroppo scaldando gli ingredienti in un pentolino, lasciar evaporare per 10 min circa l’acqua, ma facendo attenzione che non si restringa troppo, quindi versare lo sciroppo caldo sulla torta ancora calda, praticare dei forellini con gli stuzzicadenti in modo che la torta assorba bene lo sciroppo.
Lasciar raffreddare prima di servire.
Zuppa piccante di lenticchie e zucca
Questa è versione autunnale del “Spicy dal & carrot soup”, da me rivista sostituendo le carote con la zucca, ricetta originale trovata su un vecchio libro inglese di cucina indiana Step-by-Step Classical Indian Cooking
Di preparazione semplice, è una zuppa molto carina, calda e confortante in queste giornate fredde-uggiose – che in verità a me piacciono tanto, si ha la scusa per startene chiusi in casa al calduccio, con il caminetto acceso, gatto che ronfa nel divano vicino , e il cane disteso sul tappeto davanti al fuoco..insomma tutto è bello, caldo accogliente..come la zuppa.
Ingredienti:
250gr di lenticchie rosse
1 lit e 1/4 di brodo vegetale leggero (io ho usato semplice acqua)
400gr di zucca
2 cipolle tagliate a pezzetti
una manciata di pomodorini
2 spicchi d’alio a tocchetti
3 cucchiai d’olio d’oliva
1 cucchiaino di cunimo in polvere
1 cucchiaino di coriandolo in polvere
1 cucchiaino di peperoncino in polvere
1/2 cucchiaino di curcuma in polvere
1 cucchiaio di succo di limone
(300 ml di latte – foglioline fresche di coriandolo e yogurt per finire il piatto che io ho omesso)
Preparazione:
Sciacquare le lenticchie, quindi lasciarle in ammollo una notte o 12 ore.
Versarle in una casseruola capiente, meglio se in terracotta, insieme alla cipolla, all’aglio, alla zucca e ai pomodori, coprire con un litro d’acqua e lasciar cuocere con il coperchio, per 30-40 min finché gli ingredienti saranno teneri.
Nel frattempo, soffriggete velocemente le spezie con l’olio, per 1 min, aggiungere il succo di limone e il sale.
Frullare con il mixer o il passa verdure le lenticchie con le verdure, rimettere tutto sul fuoco insieme alle spezie aggiungere l’acqua restante e cuocere per altri 10 minuti.
Se risultasse troppo denso per i vostri gusti, aggiungete acqua q.b.
Regolate di sale, e servire caldo.
Soufflé au Chocolat
Cibo coccola, confort food, e praticamente questo Soufflé au Chocolat ti abbraccia quando lo mangi..forse renderebbe ancor più l’idea, mettere il suono..il rumore o musica che fa questa meraviglia quando tu affondi il cucchiano e ne prendi un po’, vediamo se rendo l’idea, si sente “flushhh” – è chiaro, no? -;
lo so, sono pazza, pazza per questo soufflé, il suono favoloso dell’impasto aeroso, e tu rompi queste bolle d’aria e flushhh in bocca, potrei definirlo spuma cotta al cioccolato.
Questa meraviglia non è farina del mio sacco, ma dell’adorabile Felder, le sue ricette sono una sicurezza, provate e poi mi direte.
Chocolate soufflé
Preparation time : 20 minutes
Baking Time : 15 minutes
Serves 4 people
Ingredienti :
3 albumi
35g zucchero
1 tuorlo
75g di cioccolato fondente (io ho usato quello all’85%)
25g burro
Preparazione:
Preriscaldare il forno a 200°C.
Sciogliere il burro con il cioccolato a bagno maria o nel micro.
Montare le chiare a neve incorporando pian piano lo zucchero, devono diventare bianche lucidissime e ferme ferme, aggiungere con delicatezza il tuorlo sbattuto, e il cioccolato fuso con il burro intiepidito;
Mescolare con una spatola delicatamente, quindi versare il composto nei contentori individuali precedentemente imburrati,
infornare per 12-15 min, finché il sofflé si sarà alzato e leggermente colorito,
inutile dirlo..va servito immediatamente!
Tortini di carote e ….basilico, cioccolato, mandorle, zenzero..
Finalmente un dolce buono, goloso, sano, ricco di vitamine, ma soprattuto saziante e poco calorico…e semplicissimo da fare;
a giudicare da quanto poco son durati, credo che incontri il gusto di molti, dato che in due giorni ho sformato 18 tortini o forse è meglio chiamarli piccoli pannettoncini, e in due giorni erano già tutti finiti, regalati in po’ qua e un po’ là.
Oltre ai pregi sopraelencati, questa ricetta è veramente carina perché si può personalizzare come si crede, e riesce sempre benissimo:
potete dolcificare come preferite il composto, con lo zucchero normale o con il dolcificante che preferite, io ho usato il fruttosio,
potete sostituire il burro con l’olio come ho fatto io,
e.. potete aggiungere gli ingredienti che preferite per arricchire le tortine, mandorle, basilico, gocce di cioccolato, nocciole, noci, zenzero, uvetta, ..e penso anche i pistacchi, che vanno tanto di moda in questo periodo -io li odio, ma se a qualcuno piacciono…- e credo che si posa anche dividere a metà l’impasto, e fare una torta bi gusto, carote-matcha, da provare.
Io sto giro ne ho fatti tanti, tutti di gusti diversi, con lo zenzero, con il cioccolato, con le mandorle e con il basilico,
l’uvetta no, non l’ho mai provata perché mi piace in pochissimi dolci, la preferisco in quelli un po’ rustici come il pane alla zucca.
La ricetta risale a qualche anno fa, l’avevo trovata nel news group di cucina, postata da Ganmaria, poi ho apportato le mie modifiche.
Ingredienti:
(per una torta da 24cm oppure 1 plum cake o 8 muffin)
350gr di carote pulite, giovani e tenerelle
3 uova
125gr di fruttosio (ricetta originale: 200gr zucchero o il dolcificante che ti pare)
1 cucchiaio di miele
125 gr di olio (ricetta originale: 150gr di burro)
1/2 cucchiaino di bicarbonato
1/2 bustina o 8 gr di cremor tartaro (ricetta originale: 1 bustina lievito vanigliato)
3 etti farina, ma qui dipende dall’umidità delle carote, io onestamente mi regolo ad occhio
-la ricetta poi prevede 1/2 cucchiaino di cannella, non l’ho mai messo, perché a mio avviso non c’entra molto con le carote-
quindi o la fate così, liscia, oppure ci aggiungete l’ingrediente che vi ispira di più:
zenzero, una grattuggiatina
cioccolato a pezzettini, una manciata
mandorle, intere, a pezzetti, in farina, una manciata
nocciole,
basilico,
noci,
matcha,
….
Procedimento:
Grattugiare le carote e poi frullarle con il resto degli ingredienti
aggiungete poi l’ingrediente che più vi pare senza frullare.
Versare in teglia o negli stampini individuali, imburrati ed infarinati e cuocere per circa 50 minuti – per gli stampini da muffin circa 40 min- in forno preriscaldato a 180°.
E qui ringrazio anche le signore qui sotto, che scorrazzano nel portico a casa dei miei genitori, e che ogni giorno mi forniscono di uova fresche fondamentali per la realizzazione di questa ed altre ricette:
Pane alla Zucca per il world bread day
Oggi è il world bread day, e per una appassionata del pane fatto in casa come me, come non rispondere all’invito?
Quindi per oggi preparo questo pane, semplicissimo, un po’ rustico, non dolcissimo, adatto sia per la colazione che per il pomeriggio o aperitivo accompagnato con un buon bicchiere di merlot (come usano a casa mia, eh, friulani siamo!)
Seguo sempre la ricetta che mia madre esegue ogni anno in questo periodo, da quando ho ricordi, quando le zucche dell’orto son pronte e si accende finalmente la stufa a legna – perché questo pane viene cotto nel forno a legna – mi ricordo quando lo preparava al mattino presto e poi me lo portavo a scuola, fantastico!! svegliarsi alla mattina con il profumo del pane alla zucca, poi arrivare in cucina, trovare la stufa accesa, il fuoco, il caldo, insomma, questo pane mi aiutava ad andare a scuola un po’ più volentieri.
Le dosi della ricetta sono indicative, perché molto dipende dalla polpa della zucca, se è abbastanza asciutta non servirà tanta farina, o viceversa.
Quindi scegliete zucche a polpa asciutta, non serve spellarle a crudo (un incubo!), ma basta tagliare a fette, infornarle a 180° per 40 min circa, quindi si toglie la polpa dalla buccia con estrema facilità.
Ingredienti:
1 kg di zucca
una tazza di uvetta
(semini di finocchetto se vi piace)
700 gr circa di farina
50gr di lievito di birra
100 gr di burro
200 gr di zucchero
sale
Procedimento
cuocere le fette di zucca in forno, 40-45min a 180° (prova forchetta).
Preparare il lievito, sciogliendolo in poca acqua tiepida, quindi incorporare 70 gr di farina e far lievitare il panetto finché arriverà al doppio del volume e sarà pieno di bolle.
Quando la zucca si sarà intiepidita, togliere la buccia, raccogliere la polpa in una terrina e lavorarla bene con la forchetta, quindi incorporare lo zucchero, e poi il burro fuso, le uvette precedentemente ammollate in acqua tiepida e grappa (strizzarle prima), quindi aggiungere farina finché l’impasto risulterà morbido ma non più appiccicoso, impastare bene, formare le pagnotte (io ne ho fatte 4 grandine, e 7-8 paninetti più piccoli)
Far lievitare i panini per un’oretta, al caldo e coperti con un telo.
Infornare -ehh- se avete la fortuna di avere la stufa a legna, il fuoco non dev’essere troppo forte, se inceve avete il forno normale, preriscaldatelo a 180°.
Infornare, sulla placca, distanziando bene i panini perché lieviteranno parecchio in cottura.
Tempo circa 1 ora, finché la crosta non sarà ben brunita.